Commento al Film "MICHELANGELO-L'INFINITO" di LILLY DI CONZA
Il film, ideato e prodotto dal regista Emanuele Imbucci, racconta la vita e le opere principali di Michelangelo Buonarroti, famoso scultore e pittore italiano. La sua storia ci viene spiegata con un'alternarsi di scene che rappresentano i punti di svolta nella vita di Michelangelo stesso, interpretato da un attore. Una cosa che ho particolarmente apprezzato è, appunto, il filo conduttore rappresentato dal protagonista che si trasforma, restando pur sempre se' stesso, nel continuo del racconto. Una tecnica usata nelle scene del monologo, che è l'assoluta assenza di tagli, concentra tutta l'attenzione dello spettatore sull'attore, che ne segue i movimenti, come se fosse veramente a teatro. Parlando della rappresentazione delle opere scultoree, mi è rimasto impresso il gioco di luci che si crea su ogni statua. Spostando le luci, mostrano la statua proprio sotto una luce diversa, metaforicamente parlando. La statua così, svela significati nascosti, di cui non ci eravamo accorti a primo acchito. A mio parere, un elemento importantissimo è stata la musica, che, sebbene messa come sottofondo, riesce ad enfatizzare quello che Michelangelo cerca di trasmettere nelle sue opere. Un'altra tecnica cinematografica importante fa iniziare il film con un personaggio esterno alla storia. Questo personaggio rappresenta Giorgio Vasari, un filosofo che scrisse di Michelangelo in un tomo dedicato ai migliori artisti del Rinascimento. Mi è piaciuto il fatto che all'inizio del film il filosofo apre questo libro e solo nell'ultima scena lo richiude. Questo gesto mi fa sembrare il film come una storia da raccontare, simili a quelle scritte in un libro di narrativa. In sintesi, mi piace l'idea che il film si evolve col crescere del personaggio, mentre il libro è aperto, per ritornare all'inizio del film con l'immagine del tomo chiuso. Una scena che mi ha spiazzato, in senso positivo, è stata l'ultima del monologo teatrale, dove l'attore di Michelangelo sembra attirato verso un punto impreciso in fondo alla stanza e mentre cammina le sue opere vengono mostrate una dopo l'altra, quasi cronologicamente. Associo questa scena alla morte dell'artista, che viene richiamato a Dio, dopo aver ripercorso tutta la sua vita. Per concludere, di seguito riporto, anche se non con le esatte parole, una delle frasi che mi ha maggiormente colpito del film: "Ero troppo perso a cercare di creare una vita da dimenticarmi di vivere la mia". Penso che questa frase esprima tutta l'essenza del film e quindi della vita di Michelangelo Buonarotti e ne giustifica le azioni e il comportamento, a volte rabbioso, dell'artista.
SITO UFFICIALE DEL FILM: https://www.michelangeloalcinema.it/
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