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Era la prima volta che si trovava rinchiuso in casa da due mesi. Lo aveva fatto tante volte per sua volontà, da quando gli era stata data la possibilità di lavorare da casa a suo piacimento, ma il fatto che gli fosse imposto da un sindaco che detestava lo faceva sentire in prigione. La città era già stata sottoposta a periodi di coprifuoco totale per le ondate di criminalità, ma mai più di due settimane. Quel giorno poi aveva la nausea. Tutti gli antidolorifici che stava prendendo, per la schiena, il malditesta, e gli ansiolitici, gli stavano creando parecchi problemi. Di questo però si incolpava, se avesse fatto ginnastica la schiena non gli avrebbe dato fastidio, e non sarebbe entrato in quel circolo di medicine. In più abusava di alcol e hashish. Ma soprattutto abusava di pornografia. Alcuni giorni lavorava con due monitor, uno su cui programmava, e l’altro dove c’era il canale erotico sempre attivo. Sperava in quel modo di stimolarsi, ma nulla. Di certo il fatto che partisse la pubblicità ogni due minuti e sedici secondi non aiutava, gli generava un senso di frustrazione. Ma ormai non aveva impulsi sessuali da più di due anni, quando la sua ultima ed unica relazione era finita in bugie e corna. Sapeva bene di aver esagerato il trauma, era stata una storia di poco più di un anno, ma ancora non riusciva ad uscirne. Iniziava a pensare che la sua depressione non fosse stata dovuta tanto all’abbandono di lei, quanto a quello degli amici. Nessuno lo aveva ascoltato. Si era rifugiato in rete a parlare con sconosciuti su chat per single, ma gli sembrava che tutti gli dicessero solo banalità. E che tutti volessero raccontare la propria storia piuttosto che ascoltare la sua. Lui invece era uno che amava ascoltare, ma sentiva bisogno di reciprocità. Si era quindi rifugiato nei libri, gli piacevano soprattutto gli autori dell’800. Stendhal, Dostoevskij, erano così attuali eppure erano passato cinque secoli! Credeva di essere la reincarnazione del principe Miškin, circondato da vari Julien Sorel
Quella sera non riusciva a dormire, ed era la quarta di seguito. Ormai faticava a distinguere il giorno della notte. Aveva mangiato una zuppa in cartone riscaldata nel microonde e ancora sentiva bruciare lo stomaco per le troppo spezie. Esasperato mise su un porno su una piattaforma a pagamento per evitare la pubblicità continua. Ma dopo neanche due minuti sentì degli spari, prima lontano, poi sempre più vicini. Vetri rotti, urla di una donna. Da buon cittadino chiamò il 112. L’operatore freddamente gli disse che i disordini erano già stati segnalati, che erano state mandate due pattuglie e gli ricordò le disposizioni del coprifuoco: non uscire di casa, non affacciarsi alle finestre. Aggiunse come per sfottere di non fare l’eroe. Chiusa la conversazione il nostro Miškin si sedette sulla poltrona e iniziò a respirare profondamente. Sentì un forte senso di rabbia pervaderlo per la rudezza con cui era stato trattato. Voleva urlare, diede un pugno al muro. Andò alla dispensa e si versò una vodka, poi un’altra. Sentì delle sirene, poi ancora urla spari. Non ne poteva più. Neanche ce le aveva più finestre casa sua, fanculo tutti! Scese. Per strada non c’era nessuno. Tutto era pulito e ordinato, faceva caldo, la notte era stellata nonostante il meteo prevedesse pioggia continua da una settimana. Girò l’angolo della via principale, in cerca dei segni dei disordini, o meglio in cerca della donna che sperava di salvare per dare un senso alla sua inutile esistenza. Non c’era nessuno, tutto taceva. Le macchine parcheggiate per strada erano pulite come se fossero tutte appena uscite dall’autolavaggio. Che avesse piovuto sapone? Sentì uno sparo, si gettò a terra. Un altro, colpi di mitra. Urla! Rimase a terrà e striscio verso il muro più vicino. Si accovacciò. Spari, urla di donna, sirene. Stava forse impazzendo? Sentiva l’inferno ma non succedeva nulla, se fosse stato sordo avrebbe pensato che tutto il quartiere dormisse sereno. Dopo un minuto si fece coraggio e si alzò in piedi, di nuovo spari ma non c’era nessuno, poi all’improvviso un suono strano, metallico. Era il rumore di un altoparlante rotto, era lo stesso suono delle casse della sua macchina quando alzava troppo il volume. Si diresse verso l’incrocio intuendo venisse da li, era sempre più forte ma non vedeva nullo. Ad ogni sparo gracchiava sempre di più. Urlo di donna metallico, alzò la testa. Capì. Fuggì terrorizzato verso casa.
Il forum online dove era concentrato tutto il dibattito politico era più pieno di insulti del solito. Il partito al governo della città, chiamato Movimento canottieri bruni postava foto dei disordini scaricate dal sito della polizia, che mostravano i criminali eschimesi mettere a ferro e fuoco le strade. Con terrore riconobbe la sua via, il video mostrava degli eschimesi stuprare una donna, decapitarla, e poi ingaggiare uno scontro a fuoco con la pulizia. La donna la conosceva, abitava al palazzo di fronte, ed era la causa per cui non aveva più le finestre di casa, che gli erano state murate quando lei lo aveva denunciato per voyerismo. -Ben gli sta, è la fine che farete tutti voi Fuxia! Eva era infatti un’attivista dell’opposizione. Miškin seguiva tutte le sue polemiche, lei lo eccitava più della pornografia. Aveva passato le settimane prima del coprifuoco a insultare i bruni per la scarsa manutenzione dei tombini delle strade, quella storia dei tombini era il principale motivo di discussione politica prima dell’invasione degli eschimesi. Ma cosa era successo ad Eva? Miškin era sicuro che la voce che urlava dagli altoparlanti appesi ai semafori fosse la sua. Avrebbe voluto chiedere ai vicini, ma non si fidava. Avrebbe voluto parlare di quello che aveva visto con un amico, ma non aveva amici. In quella città gli amici non esistevano più.
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Si svegliò pervaso di un senso di euforia. Aveva sognato di far sesso con Eva. Non sognava di far sesso da quando era stato lasciato ed era eccitato. Si alzò e sentì girare la testa, andò a farsi il caffè e il suo umore cambiò immediatamente. Si sedette a fissare il vuoto, prese il tablet in mano ma lo posò sentendolo ostile. Eva era morta, lo sentiva, scoppiò a piangere. Non le aveva mai parlato e sentiva di amarla. Anche se viveva senza potere vedere il cielo da due mesi a causa sua. Le finestre murate gliel’avrebbero ricordata a vita. Trangugiò quel caffè orribile e si sentì stupido. La merce ordinata online arrivava regolarmente a casa, senza un minuto di ritardo. Come potevano portargliela con gli eschimesi che sparavano per strada? Senza il coprifuoco i fattorini non erano così puntuali, aveva pensato che senza il traffico della città sarebbero stati facilitati. Non aveva mai pensato che con una specie di guerra civile in corso forse qualche problemino avrebbero potuto averlo anche loro. Non voleva lavorare, scrisse al suo capo che stava male e non avrebbe lavorato, col coprifuoco la guardia medica non sarebbe arrivata. Gli unici a poter girare per la città erano poliziotti, fattorini e operai, le stesse categorie a cui era vietato l’accesso ai forum politici. Iniziava ad intuire qualcosa. Prese due ansiolitici e si accese uno spinello. La tachicardia non si fermava, gli veniva da piangere, pensava ad Eva, pensava ad Ania, la sua ex ragazza. Non l’aveva mai conosciuta di persona, solo sulla realtà virtuale, avevano fatto sesso coi dispositivi di silicone che l’autorità medica metteva gratuitamente a disposizione dei cittadini che ingaggiavano storie a distanza, visto che spostamenti oltre 100 chilometri erano vietati senza il cambio di residenza da quando le politiche ambientali si erano fatte più stringenti. Il pianeta era al collasso, potevano spostarsi liberamente solo i politici. Per tutti gli altri c’era la realtà virtuale che permetteva di conoscere luoghi e persone lontane e anche di trombarci con la tecnologia. L’idea che non aveva mai neanche toccato veramente una donna in vita suo lo sprofondò ancora più nella depressione, aprì la vodka, bevve un bicchiere, un altro e un altro ancora. Voleva morire. Uscì di casa. Sapeva che lo avrebbero scoperto. C’erano telecamere ovunque. La notte era uscito incappucciato e vestito di nero, con una sciarpa sul volto. Ma di giorno non sarebbe bastato. Non stava lavorando, era sicuramente l’unico offline del circondario e qualsiasi poliziotto demente avrebbe controllato il registro delle connessioni una volta che la telecamera della sua strada l’avesse segnalato. Non gliene fregava niente, nonostante il meteo prevedesse temporale c’era il sole e lui voleva andare al mare. Gli premeva solo non incontrare la polizia prima di arrivare in spiaggia, avrebbe fatto un bagno, poi se lo avessero arrestato e ammazzato poco male. Già si immaginava le sue foto sul forum politico esibite dai bruni. Chissà che storie avrebbero inventato: anche lui ucciso dagli eschimesi? Camminava con cautela attaccato ai muri dei palazzi, affacciandosi cautamente ad ogni incrocio per vedere se ci fosse la polizia. Non c’era nessuno. Il mare era a tre chilometri, ci arrivò senza problemi, entrò in acqua frettolosamente. Sentì tutta la tensione sciogliersi nei suoi muscoli mentre nuotava, com’era bello il mare, com’era bello il cielo, il sole. Non andava al mare da quattro anni, da quando le autorità avevano vietato la balneazione per un batterio che paralizzava all’istante. Dopo mezzora di nuoto uscì coi muscoli indolenziti per l’acido lattico e andò a stendersi sulla sabbia, addormentandosi.
Si sveglio legato ad una sedia, in una stanza completamente vuota illuminata da una candela posta a due metri dai suoi piedi. Si sentiva calmo, non aveva tachicardia, non gli veniva da piangere. Era contento che non l’avessero ucciso, ma sapeva di essere stato drogato, perché non aveva paura delle torture che avrebbe sicuramente dovuto sopportare. Una sensuale voce di donna riempi la stanza
-Edoardo, sa perché si trova qui? -Ho violato il coprifuoco -Esattamente. Solo due cittadini lo hanno fatto finora, lei è il terzo -Per questo non mi avete ucciso, sono una rarità? -Come dovrebbe sapere nella nostra città la pena di morte non esiste, la pena per aver violato il coprifuoco è la rieducazione -E come volete rieducarmi, drogandomi come un cavallo? -Questo dipende da lei Seguii un lungo silenzio Passarono ore, aveva fame, aveva sonno, si addormentò. Si risvegliò nella stessa posizione, non succedeva nulla, la fame lo attanagliava e la sete anche. La voce ricomparve. -Sappiamo che lei ha fame e a sete, fra un’ora le sarà portata dell’acqua, per il cibo deve attendere domani, deve meditare, deve pulire la mente. Lei ha ventiquattro ore di tempo per scegliere tra tre alternative. La maggior parte dei soggetti che violano il coprifuoco ne hanno solo due: morire in uno scontro a fuoco, o accettare la rieducazione che consiste in assunzioni di droghe che cancelleranno tutti i suoi stimoli politici, quelli che lo hanno spinto ad uscire. Lei non avrà più pensieri associati alla società, all’amicizia, all’amore, alla giustizia e non sarà più in grado di capire questi concetti. Edo capì che Eva era morta. -In quanto lei è un individuo dotato di un quoziente intellettivo superiore al 60% della popolazione ha però diritto di optare ad entrare nel programma governativo -E quale sarebbe il mio ruolo? -Disegnare la vita dei suoi concittadini, per ora non ha bisogno di sapere altro, ha già visto e capito abbastanza nelle ultime ore prima della sua detenzione
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Non aveva mai fatto una sauna, non aveva mai mangiato del pesce fresco, non aveva mai bevuto del Chianti. Dopo essersi rifocillato si avviò verso la sua stanza che gli era stata indicata all’ottavo piano della palazzina B. Entrò senza sapere che era una stanza condivisa -Eccoti finalmente Credette di sognare, era bellissima, aveva addosso un accappatoio bianco, i capelli neri le cadevano da un lato e lo guardava ammiccante mentre si dondolava su una poltrona -Eva! -Non credevi di trovarmi, vero? Non aveva mai sentito la sua voce, neanche nei sogni aveva immaginato una melodia simile -Credevo fossi morta Scoppiò a ridere -Qui non muore nessuno -Era una delle opzioni che mi avevano proposto.. -Se avessi fatto una scelta diversa avrebbero cancellato la tua memoria e ti avrebbero mandato in miniera. Siamo rimasti in pochi in questo mondo, e il scoprirai che il nostro governo è abbastanza illuminato da preservare la vita il più possibile. Io sarò il tuo mentore. La guardò impietrito mentre lei si avvicinava, lo prendeva tra le sue braccia e iniziò a baciarlo.
Aveva conosciuto il paradiso, e gli si era addormentato accanto. Quando si svegliò era ancora li, la abbracciò di nuovo -Perché mi hai fatto murare le finestre? Scoppiò a ridere -Ma non sono stata io! -Così mi avevano detto, mi hanno processato, mi hanno multato perché ti spiavo -Ti hanno murato le finestre per non farti vedere che non ero più li, io volevo conoscerti e mi hanno arrestata perché non potevo. Ero sposata a distanza Anche l’adulterio era punito con la riabilitazione, si incupì. -Non dirmi che stai pensando alla tua ex! -Non ti arrabbiare, mi chiedevo se è finita in una miniera Rise di nuovo -Non è finita da nessuna parte, non è mai esistita! Edo sgranò gli occhi -Non l’avevi immaginato? Eva era addetto all’ufficio sentimentale. L’ufficio che gestiva tutte le relazioni online. Edo e altre centinaia di migliaia di uomini e donne nella loro vita avevano avuto relazioni solo con l’intelligenza artificiale. L’ufficio monitorava le storie ed aggiornava il software. -Ma perché? -Per tenere le persone occupate. Ma capirai più domani, al corso di storia -Va bene, ma perché farmi tradire, soffrire in quel modo? -Perché eri un potenziale ribelle, una minaccia per la città. L’ufficio deve spezzare la volontà dei soggetti pericolosi
La storia che avete studiato è vera fino al XXII secolo, il periodo dei disastri climatici. Ora dimenticate quello che sapete essere successo dopo, buona visione
Il corso di storia era un filmato, e il filmato iniziava con una riunione del G8 del 2115. Gli scienziati concordavano che le risorse del pianeta sarebbero finite entro 50 anni. I capi di governo si accordarono sul piano di vaccini segreto. Dopo aver vaccinato i propri ignari cittadini, e quelli dei loro paesi satelliti, il virus venne propagato in Africa, India e America Latina. Morirono 4 miliardi di persone. Il pianeta era salvo. I cittadini credettero in una pandemia che aveva colpito solo razze più deboli. Gli 8 Stati si divisero le terre rimaste disabitate per colonizzarle, vennero alzati i confini, da allora il Pianeta era diviso in 8 e solo i Politici sapevano cosa succedeva negli altri Paesi. L’Italia era in crisi demografica, tutti gli sforzi del governo erano stati da allora volti a far crescere la popolazione. La lotta era ancora in atto. Se lo sforzo fosse fallito l’invasione da parte dei vicini sarebbe stata inevitabile. L’individualismo sfrenato degli Italiani avevano reso nulli tutti gli incentivi economici. Tutti gli studi sociologici indicavano una propensione spropositata degli individui al consumo, anche nelle relazioni sociali. Ma questo creava una contraddizione con la cultura cattolica, specialmente nelle donne. La stragrande maggioranza della popolazione voleva solo sesso e piacere, ma questo impediva agli italiani di riprodursi perché non concepivano l’idea di poter aver figli al di fuori di una soffocante vita di coppia. Bisognava risolvere questa contraddizione. Venne istituito l’ufficio relazioni sentimentali, con il compito di esaurire la propensione degli individui al sesso per indirizzarli alla riproduzione. Fondamentale era sradicare ogni istinto romantico, l’obiettivo sarebbe stato quello di convogliare tutte le energie affettive degli individui verso i figli. Gli individui non ritenuti adatti a crescere prole sarebbero stati distratti con storie digitali. Ma questo non bastava. In quanto tutta la classe politica era d’accordo sulla necessità della crescita demografica ed economica come fine ultimo dello Stato, era necessario mantenere un clima politico tale per cui questi obiettivi non potessero essere contestati nel lungo periodo Questo sarebbe stato il compito dell’ufficio politico a cui Edo sarebbe stato assegnato. Edo tornò in camera frastornato. L’idea che secoli prima era programmato lo sterminio di quattro miliardi di persona, quella che la sua vita era stata manipolata in quanto considerato individuo non adatto a riprodursi, i compiti che lo avrebbero atteso, tutti gli turbinavano nella testa. Entrò nella stanza, le luci erano soffuse e un profumo di rose riempiva l’aria. Eva aveva un tubino nero, lo aspettava a tavola. Mai aveva mangiato carne così squisita, ne bevuto vino così inebrianti. Dimenticò tutto. Eva si spogliò, lo spinse sul letto, lo spogliò e gli salì sopra. Senza contraccettivo.
L’assegnazione all’ufficio politico iniziò con un corso. La politica veniva definita intorno al rapporto amico-nemico. In passato questa visione si scontrava con quella dialettica, secondo cui la politica si sviluppava intorno alle idee e alla loro evoluzione. Dal momento che l’umanità aveva raggiunto il grado massimo di sviluppo, ed era considerata necessaria la conservazione della specie, questa concezione era considerata obsoleta. L’ufficio aveva essenzialmente tre compiti. Il primo, quello più semplice a cui Edo in quanto nuovo impiegato sarebbe stato assegnato, era quello di individuare ogni giorno l’obiettivo della polemica intorno alla quale il rapporto amico-nemico si sarebbe svolto. Poteva essere un tema di attualità, come il tombino rotto, o inventato di sana pianta, come la guerra degli eschimesi. I media ne avrebbero dato il dovuto risalto e i cittadini si sarebbero scontrati sul tema. Il secondo era quello di inventare le identità attorno alle quali definire chi sia amico e chi sia nemico. Edo scoprì così che tutti i partiti che aveva visto avvicendarsi al potere non erano mai esistiti, e tutti i politici appartenevano all’unico Partito della Nazione. Il terzo era monitorare il forum per comprendere quanto fosse forte l’attaccamento a tale identità. Edo scoprì che i Bruni sarebbero stati presto spazzati via perché suscitavano ormai poco entusiasmo. Sarebbero subentrati i Beige, gentili, rassicuranti, pacati. Anche i Fuxia sarebbero spariti ma più gradualmente in quanto al momento maggioritari nell’opinione pubblica. Finito la lezione Edo andò a passeggiare nel parco dell’Accademia. Era pieno di fiori, profumava di primavera, i passerotti cantavano una melodia che non aveva mai sentito prima. Si stese sul prato a guardare il cielo. Si era ribellato. Era libero. Era felice.
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