Finte prime pagine di un quotidiano nazionale utilizzate per contestare gli articoli sulla crisi climatica durante il IV sciopero globale per il clima. Foto dell’autore.
Il Guardian, uno dei più letti quotidiani britannici, a partire da ottobre 2018, ha scelto di raccontare la crisi climatica utilizzando differentemente le parole, le espressioni e le immagini che accompagnano i propri articoli.
Dal punto di vista del linguaggio, poiché l’espressione “cambiamento climatico” suona piuttosto passiva e tenue quando ciò di cui si parla è, più appropriatamente, “una catastrofe per l’umanità”, il Guardian ha scelto di usare “emergenza, crisi o catastrofe climatica”.
Si è scelto anche di usare l’espressione “negazionisti del clima”, piuttosto che “scettici”, perché il termine negazionismo corrisponde meglio all’attività di propaganda condotta al fine di screditare le teorie e i modelli che comprovano la gravità del riscaldamento globale causato dall’uomo.
Per quanto riguarda le immagini il Guardian si è rivolto all’organizzazione di scienziati ed esperti di comunicazione Climate Visuals che, nella scelta delle foto, ha individuato sette principi guida:
Mostrare persone reali Scegliere fotografie di persone in atteggiamenti naturali ed evitare scatti in posa.
Raccontare storie nuove Fotografie di ciminiere, zone deforestate e orsi polari identificano facilmente una storia sulla crisi climatica ma possono provocare scetticismo e stanchezza. Utilizzare piuttosto fotografie stimolanti che raccontino storie meno conosciute, ampliando le conoscenze di chi legge.
Mostrare le cause della crisi climatica su larga scala Le persone faticano a comprendere i legami tra emergenza climatica e vita quotidiana. Mostrare comportamenti nocivi su scala più ampia, scegliendo per esempio l’immagine di un’autostrada piena di macchine, piuttosto che un singolo conducente in coda, è più efficace.
Mostrare conseguenze emotivamente forti Le persone sono notevolmente colpite da fotografie che mostrano le conseguenze dei disastri ambientali, ma l’impatto emotivo di un’immagine riguardante la crisi climatica può colpire fino al punto di portare a una paralisi emotiva. Associare le immagini degli impatti climatici con altre che mostrano comportamenti concreti che le persone possono mettere in pratica può aiutare a superare questo problema.
Capire il proprio pubblico La reazione del pubblico alle immagini dipende dal suo livello di scetticismo. Un pubblico conservatore è poco colpito da immagini di eventi distanti. Le immagini che descrivono soluzioni all’emergenza climatica generano invece emozioni positive in tutte le persone.
Mostrare l’impatto locale Le immagini che mostrano gli effetti locali della crisi climatica e i gruppi di persone che li subiscono sono quelle che colpiscono maggiormente poiché le persone si rendono conto che la questione può essere rilevante anche per loro, ma è necessario rendere chiaro che gli effetti locali dipendono da una crisi più ampia.
Attenzione alle immagini di protesta Molte persone non mostrano particolare empatia verso fotografie raffiguranti proteste ambientaliste. Tali immagini, al contrario, possono rafforzare l’idea che il cambiamento climatico riguardi qualcun altro piuttosto che tutte le persone. Le immagini di mobilitazioni immediatamente conseguenti ad un disastro climatico risultano in ogni caso più efficaci.
Attiviste di Fridays for Future Torino mostrano finte prime pagine di un quotidiano nazionale per contestare gli articoli sulla crisi climatica durante il IV sciopero globale per il clima. Foto dell’autore.
Lo scopo che si pone il Guardian è di aumentare la coerenza tra discorso e immagine e ridurre, o eliminare, quelle contraddizioni tra immagine e testo che possono condurre a sottostimare la percezione del rischio.
A titolo di esempio la scorsa estate i media hanno pubblicato titoli drammatici sulle ondate di caldo ma gli articoli erano spesso accompagnati da immagini di bambini che giocavano nelle fontane o di persone che si tuffavano in acqua. Questa incoerenza, spiega il Guardian, mette a rischio i contenuti stessi e il modo in cui percepiamo i rischi dell’emergenza climatica.
Per quanto riguarda il contesto italiano finora nessuna pubblicazione mainstream si è posta il problema: le immagini sono spesso considerate illustrative piuttosto che informative, i photo editor (professionisti che supervisionano l’uso delle immagini e si occupano di trovare o commissionare le foto più adatte per un testo) sono presenti quasi esclusivamente in settimanali e mensili, raramente in quotidiani, e la figura del photo editor non è prevista dal contratto della stampa.
Attiviste di Fridays for Future Torino fissano le loro proposte su come migliorare gli articoli sulla crisi climatica alla recinzione della sede di un quotidiano nazionale durante il IV sciopero globale per il clima. Foto dell’autore.
Per questo, durante il IV sciopero globale per il clima (29 novembre 2019), gli attivisti e le attiviste di Fridays for Future a Torino hanno pacificamente ma risolutamente contestato le modalità incoerenti attraverso le quali i media presentano le notizie riguardanti la crisi climatica.
Attivisti di Fridays for Future Torino contestano gli articoli sulla crisi climatica di fronte alla sede di un quotidiano nazionale durante il IV sciopero globale per il clima. Foto dell’autore.
Quando, dunque, anche i nostri quotidiani faranno proprie le riflessioni del Guardian e le raccomandazioni di Climate Visuals?
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