Degooglizzazionehttps://fediverse.blog/~/Degooglizzazione/atom.xml2020-02-19T21:44:13.965614+00:00<![CDATA[Un po' di spazio]]>https://fediverse.blog/~/Degooglizzazione/un-po-di-spazio/2020-02-19T21:44:13.965614+00:00alciregihttps://fediverse.blog/@/alciregi/2020-02-19T21:44:13.965614+00:00<![CDATA[<p>Era un po' che non scrivevo nulla a proposito della mia lunga marcia sulla <a href="//fediverse.blog/tag/Degooglizzazione" title="degooglizzazione" rel="noopener noreferrer">#degooglizzazione</a>. Ma tutto procede.</p>
<p>A questo giro parliamo di Drive. Anche noto come accezione di <em>cloud</em>, spazio disco sul cloud, e cose così.</p>
<p>Premetto che non ho mai usato molto né lo spazio né la modifica online dei documenti, e questi molto raramente li ho modificati collaborando con altri.</p>
<p>Tanto meno l'uso di Drive come spazio di backup. Uno perché lo spazio a disposizione su Drive (gratis) non sarebbe sufficiente e un po' perché i veri affari miei (come le foto), mai e poi mai li metterei su un servizio del genere. Non perché abbia nulla da nascondere, o perché le foto siano compromettenti, ma sono private e in quanto cose private non è logico metterle nelle mani di chicchessia. Per fare il backup delle foto ci sono gli hard disk USB o per i più antichi, i CD (gli LTO non sono una tecnologia casalinga).</p>
<p>Per la cronaca non ho mai usato Dropbox, Wetransfer ecc. Usavo Drive giusto perché ce l'avevo.</p>
<p>Ah. Drive, e insieme a lui calendario, contatti e note. E ancora, non perché sia un businessmen e nemmeno un avido raccoglitore di note (se è per questo trovo più pratico le note usa e getta su un foglietto di carta), ma visto che avevo questi strumenti, a volte tornavano utili.</p>
<p>Certo. Ora avere i contatti sia sul telefono che sul PC è utile. Resettare il telefono e ritrovarsi i contatti è comodo. E qui uso quanto messo a disposizione dal postino (Posteo), come descritto in un altro post. E stessa cosa per il calendario.</p>
<p>Per uno spazio disco online? Con la possibilità di condividere un file? Per scrivere una nota dal telefonino e consultarla sul PC (o viceversa certo)?<br>
La soluzione naturale è, neanche a dirlo, Nextcloud.</p>
<p>Certo per condividere/sincronizzare i file fra telefono e PC ci sarebbe anche Synchting, ma il suo scopo è tutt'altro.</p>
<p>Nextcloud, oltre a fare la funzione di Drive, mette a disposizione altre funzioni, come le note, (calendario e contatti), bookmark, lettore di feed RSS (molto utile) e sicuramente altro, il tutto sincronizzabile col telefonino.</p>
<p>La questione qui è: self hosting in casa, self hosting in una VPS o acquisto di un'istanza (o come si dice) presso un fornitore?</p>
<p><em>Continua...</em></p>
]]><![CDATA[Il traduttore]]>https://fediverse.blog/~/Degooglizzazione/il-traduttore/2020-02-10T16:38:45.735725+00:00alciregihttps://fediverse.blog/@/alciregi/2020-02-10T16:38:45.735725+00:00<![CDATA[<p>Un post veloce.</p>
<p>Un traduttore online fa sempre comodo (anche se quel che ne esce fuori va sempre interpretato).</p>
<p>Alternative ce ne sono tante.</p>
<p>DeepL sembra bello (non perché free, open, rispettoso della privacy e blablabla). Chi c'è dietro sembra abbia sede in Germania.<br>
Bella però la dicitura: "[se ti registri a pago, i vantaggi sono questi: ...] Mantieni i tuoi testi riservati".<br>
Questo fa pensare che i testi inseriti nell'apposito box, se non sei un loro utente, non sono riservati :-D</p>
<p>Un traduttore che ho sempre usato è il sito reverso.<em>qualchecosa</em>, perché ha una funzione dove, oltre alla traduzione secca dei termini, fornisce anche degli esempi di frasi inserite in vari contesti. Purtroppo è sovraccarico di banner pubblicitari. E ancora: la gente dovrà pur mangiare.</p>
<p>Su Android, non ho ben indagato se ci sono app su F-Droid. Ma al limite si usa il browser.</p>
]]><![CDATA[Il postino 2]]>https://fediverse.blog/~/Degooglizzazione/il-postino-2/2020-02-05T21:36:42.820994+00:00alciregihttps://fediverse.blog/@/alciregi/2020-02-05T21:36:42.820994+00:00<![CDATA[<p>Un post breve.</p>
<p>Dopo aver cambiato il postino, è iniziato il periodo di transizione.
Dopo aver avvertito i pochi contatti diretti, magari invogliando anche loro a cambiare postino, ho iniziato a modificare l'indirizzo di posta nei vari servizi e nelle mailing list a cui sono iscritto. [*]</p>
<p>E si sta rivelando <strong>una buona occasione per fare pulizia</strong>. Un addio liberatorio a newsletter, mailing list e forum vari.
È incredibile la quantità di posti dove ho dovuto cambiare le impostazioni dell'account (cioè dove mi sono iscritto nel corso degli anni). In molti casi ho annullato l'iscrizione e tanti saluti.</p>
<p>È anche incredibile con quale leggerezza mi sono iscritto su alcuni siti utilizzando il tasto "Entra con Google".</p>
<p>È inoltre incredibile come in alcuni siti non si possa cambiare indirizzo di posta... e se va bene si è costretti a cancellare il profilo. (Per esempio i forum basati su Discourse).</p>
<p>Insomma una lunga camminata con qualche ostacolo.</p>
<p>[*] Purtroppo ci ho pensato tardi. Era meglio utilizzare non l'indirizzo di posta presso il provider attuale, ma un alias (redirect) sul mio dominio, così da non dover rifare il giro la prossima volta.
Anche se conto di rimanere con questo postino per un bel po' di tempo (sempre che non aumenti brutalmente i prezzi o che non fallisca nel frattempo).</p>
]]><![CDATA[Sulla scelta del postino]]>https://fediverse.blog/~/Degooglizzazione/sulla-scelta-del-postino/2020-02-02T22:56:26.939348+00:00alciregihttps://fediverse.blog/@/alciregi/2020-02-02T22:56:26.939348+00:00<![CDATA[<p>Google. Gmail.</p>
<h2>Escursus storico</h2>
<p>Ricordo che prima di passare a Gmail, anni e anni fa, avevo un account su tin.it, o era virgilio? Ricordo che via web era la solita merda, come libero.it e compagnia: interfaccia del cazzo, circondata da pubblicità lampeggianti. Poi per un breve periodo usai email.it, forse, non ricordo.<br>
A parte il motore di ricerca, altri sevizi di Google non li avevo mai usati, un po' di puzza l'ho sempre sentita. Passai a Gmail col primo smartphone, non ricordo l'anno, ma iniziai a usare uno smartphone non troppi anni fa.</p>
<p>A parte questa parentesi storica, ora è giunto il momento di allontanarsi da questa piovra. Parentesi storica che comunque la dice lunga del perché un giorno passai a Gmail: hai un dispositivo che in pratica ti costringe a farlo, e dopo vedi che è tutto liscio, bello, semplice, senza sforzi, senza pensieri. Quindi perché dovrei cambiare?</p>
<h2>Le alternative</h2>
<p>Come negli altri post di questo blog, non è mio scopo stare compilare liste o recensire le possibili alternative. Come sempre basta cercare su Google :-D per trovare recensioni e suggerimenti per servizi alternativi. E là fuori c'è un mondo.<br>
Di postini c'è pieno. Gratis o a pagamento. Con la pubblicità o senza.<br></p>
<h2>Privacymatters</h2>
<p>I postini più gettonati nei vari post in giro per il web, che si trovano cercando per esempio "gmail alternatives" su un motore di ricerca, relativamente a rispetto della privacy e risvolti etici (fra cui un occhio all'ambiente), risiedono generalmente in Europa. Molto bene.</p>
<p>Parentesi: i soliti complottisti e critici di professione, dopo il greenwashing e il pinkwashing, prima o poi tireranno fuori termini come il privacywashing. Quando <a href="//fediverse.blog/tag/Privacymatters" title="privacymatters" rel="noopener noreferrer">#privacymatters</a> sarà in alto nella classifica degli hastag, pur di far soldi ci si inventa di tutto, diranno.<br>
Sta di fatto che sono tutti servizi di posta come ce ne sono sempre stati, e <strong>rispettare la privacy dovrebbe essere non un motivo di vanto, ma la normalità</strong> per un servizio di posta elettronica.</p>
<h2>Cosa viene offerto</h2>
<p>Andando a vedere cosa offrono, c'è chi ha anche la app per lo smartphone (a esempio Tutanota o Protonmail) e chi no. C'è chi lo fa di professione, chi offre un servizio basato sul self-hosting, chi offre anche una versione gratis e chi solo a pagamento; chi offre un periodo di prova, chi la webmail bella, chi oltre alla posta offre anche calendario e rubrica (un po' tutti) e chi finanche una suite simil gsuite (come Tutanota).</p>
<p>Nota bene: siamo al solito discorso. Allontanandosi da Gmail non troveremo un servizio di pari livello, uno che gli assomigli nemmeno da lontano. Non c'è storia. Per lo meno se si parla di app e versione web. Ovviamente se uno ha sempre e solo usato POP/IMAP e SMTP, la differenza non esiste.</p>
<h2>La mia scelta</h2>
<p>Venendo a me, ho optato per Posteo. Che è solo a pagamento, punto.</p>
<p>E non per chissà quali ragioni tecniche. Offre ovviamente POP/IMAP e SMTP (ogni automobile ha le ruote di serie, tranne Gmail, che per quanto riguarda IMAP e POP ha tutta una sua logica), webmail con <strong>Roundcube</strong>, rubrica e calendario sincronizzabili con Linux (uso GNOME ed Evolution) e Android (mediante l'app DAVx5). Possibilità di avere tre alias sempre <a href="//fediverse.blog/@/posteo.qualcosa/" title="posteo.qualcosa" rel="noopener noreferrer">@posteo.qualcosa</a>, possibilità di cifrare la mailbox sul server, non so cos'altro. Insomma, delle <strong>cose basilari</strong>.</p>
<p>Il supporto risponde nei giorni lavorativi e in orario di ufficio (questo fa immaginare che <strong>non hanno schiavi alle loro dipendenze</strong>).</p>
<h3>Della motivazione</h3>
<p>Dato che sulla posta ci faccio molto affidamento (nell'epoca della messaggistica istantanea, sono old style), mi pare di aver fatto una scelta ragionevole.
Innanzi tutto non volevo uno dei soliti servizi gratuiti infestati dalla pubblicità (sia nelle mail ricevute che in quelle inviate per l'amor di dio il footer di ogni mia mail con la pubblicità neanche per sogno, e nemmenu un'interfaccia web inutilizzabile a causa dei banner pubblicitari).</p>
<p>Inoltre non volevo fare la cavalletta succhia servizi da qualche self hoster. E cercavo un minimo di garanzia di sostenibilità del servizio.</p>
<p>Posteo offre 2 GB di mailbox per un euro al mese. Più che sufficiente e più che sostenibile per le mie tasche vuote.</p>
<p>[<em>continua...</em>]</p>
]]><![CDATA[Il motore di ricerca]]>https://fediverse.blog/~/Degooglizzazione/il-motore-di-ricerca/2020-01-27T22:19:42.383567+00:00alciregihttps://fediverse.blog/@/alciregi/2020-01-27T22:19:42.383567+00:00<![CDATA[<p>Allora in questa serie di <em>articoli</em> non è mia intenzione stare ad elencare le varie alternative possibili. Non è lo scopo di questo blog.<br>
E direi che il web è pieno di liste che suggeriscono alternative al motore di ricerca di Goooooooogle e ad altri servizi... basta cercare su Google :-D<br>
Un esempio: <a href="https://degooglisons-internet.org/en/alternatives" rel="noopener noreferrer">degooglisons internet by Framasoft</a>, altro esempio: <a href="https://www.lealternative.net/category/alternative-a-google" rel="noopener noreferrer">lealternative.net</a>, oppure su <a href="https://medium.com/@degooglizzazione/lelenco-completo-delle-alternative-a-tutti-i-prodotti-google-98f72c8a813c" rel="noopener noreferrer">medium</a> (buffo che in un articolo in cui si parla di alternative a Google, appaia una di quelle noiose e invasive finestre dove ti viene proposto di fare login al servizio con... Google).</p>
<p>Il motore di ricerca di Google è, diciamolo, superiore. Se è vero che in prima fila mette i risultati di chi sgancia i soldi, ce li mette senza troppa invasività. È altrettanto vero che è molto pulito, senza distrazioni e scritte lampeggianti. Niente banner, immagini, pubblicità invasive. Che poi sia lesivo della privacy e antani; è il prezzo da pagare. Se sei appassionata di trattori e cerchi "ferguson", i primi risultati saranno relativi ai trattori, se invece sei appassionata di calcio, i primi risultati saranno relativi all'ex allenatore del Manchester. Perché Gooooogle conosce i tuoi interessi e i tuoi gusti.<br>
Molto utile direi.</p>
<p>Delle alternative possibili, la più gettonata è DuckDuckGo. E di nuovo la privacy e antani. Certo <a href="//fediverse.blog/tag/Myprivacymatters" title="myprivacymatters" rel="noopener noreferrer">#myprivacymatters</a>, finalmente ci stiamo svegliando. Ma DuckDuckGo è americano.<br></p>
<p>Altra alternativa molto geekhackernerd sono i metamotori di ricerca. Tipo i server dove gira un'istanza di <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Searx" rel="noopener noreferrer">Searx</a>. Il metamotore è un qualcosa che si mette fra te e vari motori di ricerca veri e propri (fra cui anche Google) e ti manda i risultati trovati su questi motori. No tracciamento e blabla, ma questo non c'entra il punto. Non è il mio obiettivo. È come dire <<io non entro da McDonalds perché mi sta antipatico>>, ma mando qualcun altro a comprarmi il panino.</p>
<p>E insomma anche la Russia ha il suo motore di ricerca. E l'Europa?<br>
Qualche motore europeo esiste. Il candidato migliore è, per quanto mi riguarda, <a href="https://www.qwant.com/" rel="noopener noreferrer">Qwant</a>. Ancora la privacy rispettata, niente tracciamento, niente cookie e blabla.<br>
Dopo il greenwashing abbiamo il privacywashing.</p>
<p>Sì insomma, non so se l'ho scritto in qualche post precedente, ma il punto, per ridimensionare Google & co. sta nel creare un contropotere. Un bilanciamento. Una qualche altra entità che rosicchi il suo strapotere, magari sì, il punto su cui fare leva è la privacy e l'etica. Ma nota bene: quando si tratta di servizi gratuiti, se non vuoi essere tu la merce, la gente deve pur portare a casa la pagnotta, e se viene offerto un servizio che deve essere sostenibile (economicamente) nel tempo, i soldi da qualche parte dovranno pure uscire.</p>
<p>Qwant quindi ogni cinque sei sette risultati mette un risultato sponsorizzato (talvolte non pertinente con la ricerca effettuata), distinguibile dagli altri perché preceduto dalla dicitura <em>AD</em>. Rompe un po' le palle, ma ci si abitua in fretta. E cosa ancora importante è che visivamente non è un pugno in un occhio come altri motori.<br>
Comunque se si è abituati al bellissimo e potentissimo Gooooooooooooooooogle, si ha come l'impressione che i risultati trovati non siano soddisfacenti e allora bisogna cambiare il criterio di ricerca.<br>
Ma anche Goooooogle, ai tempi in cui era solo un motore di ricerca, faceva cagare come tutti gli altri. Quindi va bene così.</p>
]]><![CDATA[Delle motivazioni]]>https://fediverse.blog/~/Degooglizzazione/delle-motivazioni/2020-01-26T23:31:14.464377+00:00alciregihttps://fediverse.blog/@/alciregi/2020-01-26T23:31:14.464377+00:00<![CDATA[<p>Privacy privacy.<br>
Gli inviti ad abbandonare Google e compagnia vedo che si focalizzano spesso sulla famigerata privacy. Sulla riservatezza dei dati. I miei dati. Cosa fanno coi miei dati. Mi spiano. Mi profilano. Sanno tutto di me. Come se fossi una persona importante degna di nota e di attenzioni. Quando in realtà non sei nessuno e non ti caga nessuno e dei tuoi dati e delle tue attività non frega una minchia a nessuno. A chi vuoi che interessino i tuoi dati? Tranne la carta di credito, ovviamente.<br>
È vero, fa un po' impressione, quando mi sono messo a cancellare tutta la roba su Goooooogle, ho visto anche la mappa dove erano segnati un sacco di posti in cui ero stato (e anche dove non ero stato in realtà).<br></p>
<p>E però sono a tratti convinto che la privacy non può esistere, a meno che tu non faccia il pastore sulle montagne. C'è sempre bisogno di fidarsi di qualcuno.<br>
A volte penso che il fumoso concetto di privacy sia un'invenzione dei ricchi per poter fare i loro affari (spesso sporchi).</p>
<p>A parte il fatto che la riservatezza delle comunicazioni è garantita, per lo meno in Italia, per lo meno sulla carta, dalla Costituzione. Anche se la Costituzione venne scritta quando a malapena esistevano i telefoni.</p>
<p>E non dico che la riservatezza non vada tutelata, sia chiaro. È bene prendere precauzioni e mitigare i problemi. Tant'è che penso all'anonimato in rete come a un diritto. E certo, pensare che qualcuno possa farsi gli affari tuoi non è bello.<br>
Ma dal momento in cui comunichi qualcosa, esiste sempre il tizio che può vedere i fatti tuoi. Dal tecnico dei telefoni che si attacca al filo nella colonnina della <em>SIP</em> nello svolgimento del proprio lavoro, al postino che può conoscere quante multe deve consegnare. O il tecnico dell'operatore telefonico, che nello svolgimento del proprio lavoro, può sapere dove ti trovi adesso. La privacy in certi ambiti non esiste.<br>
E finché si rimane al postino è un discorso, certo, dove invece ci sono i dati il tutto si amplifica.<br>
E tanto per dire, la privacy non esiste nemmeno su Mastodon: <<vengo via da Tritter e vado su Mastodon perché tengo alla mia privacy>> è una cagata. L'amministratore può vedere tutto. Il provider presso cui è collocato il server su cui gira l'istanza di Mastodon, può vedere anche lui.<br>
Ma l'amministratore dell'istanza Mastodon probabilmente ci tiene alla reputazione e si comporterà bene. Così come il tecnico della <em>SIP</em> di cui sopra, si comporterà altrettanto professionalmente altrimenti verrà licenziato.</p>
<p>A Goooooogle probabilmente interessa ben poco delle mie attività <strong>in quanto singolo</strong>; all'orecchio peloso di Alexa che sta in India, interesseranno ben poco i discorsi fatti da Tal dei Tali in un appartamento di Milano.</p>
<p>Per me il problema non è il concetto astratto della <strong><em>mia privacy</em> personale</strong>. Perché se permettete mi da più fastidio se il postino che vedo tutti i giorni sa che ho preso una multa o che ho comprato un dildo per corrispondenza. Che lo sappia il fantomatico Mr. Amazon o l'etereo gestore della carta di credito, mi impensierisce di meno, se permettete.<br></p>
<p>Il problema è <strong>la mole di dati</strong> che certe entità hanno a disposizione. Mole di dati che permette di muovere i mercati. Di condizionare la società probabilmente. Non mi avventuro in questioni di fantapolitica che non conosco e non ho le capacità di valutare (ho ancora da capire bene qual è lo scandalo <em>Cambridge Analitica</em> o le ingerenze russe nelle elezioni americane mediante Tritter).</p>
<p>Sta di fatto che <strong>come singolo</strong> mi interessa fino a un certo punto (ok, l'idea non mi piace, sia chiaro) che Google spazzoli le mie mail per offrirmi un'esperienza personalizzata. Magari è anche utile che le ricerche sul suo motore vengano aggiustate in base ai miei interessi.</p>
<p><strong>Il problema è politico</strong>.<br>
Si legge spesso dei cinesi, che non rispettano la privacy e stanno costruendo una società del controllo. Certo è che la Cina non va in giro a proclamarsi paladina della libertà. Guardiamo piuttosto al nostro <em>mondo occidentale</em> democratico rispettoso delle libertà individuali, al <em>mondo libero</em>.<br>
Tutta questa mole di dati è in mano guarda caso agli americani (nel senso di Stati Uniti, of course).</p>
<p>E questa mole di dati è sbilanciata nelle mani di poche megacorporazioni. È questo il problema. E non perché si prospettino mondi distopici. È tutto più semplice: così non va bene.</p>
<p>Lo sbilanciamento, nelle mani di pochi, nelle mani di multinazionali statunitensi. Ecco secondo me il punto per cui è giunta l'ora di bilanciare un pochino la situazione.<br>
Poi ognuno abbia le proprie motivazioni: <strong>privacy</strong>, simpatie, ideali, funzionalità tecniche, interessi, curiosità, whatever. L'importante è che si sia capito che qualcosa non funziona, che così non va bene, che così non può continuare. L'importante non è essere uniti sulle motivazioni, ma sull'obiettivo: <a href="//fediverse.blog/tag/Degoogle" title="degoogle" rel="noopener noreferrer">#degoogle</a></p>
]]><![CDATA[E proviamo]]>https://fediverse.blog/~/Degooglizzazione/e-proviamo/2020-01-25T23:06:53.462471+00:00alciregihttps://fediverse.blog/@/alciregi/2020-01-25T23:06:53.462471+00:00<![CDATA[<p>Ci fu un tempo, prima di Facebook, che vennero di moda i blog.</p>
<p>Già allora non li vedevo di buon occhio, come poi successivamente, e anche peggio, non vidi (e non vedo) di buon occhio Facebook, G+, Twitter (*) e social vari.</p>
<p>Non capivo (e non capisco) tutta questa voglia delle persone di far conoscere al mondo i fatti propri. Certo, alcuni blog, soprattutto quelli tecnici (e per tecnica si intende anche la preparazione di torte), risultano utili.</p>
<p>Certamente altri blog sono interessanti, e contengono idee e spunti utili (troppo spesso dovendosi destreggiare fra pubblicità e link ingannevoli). E questo mio modo di vedere un po' critico, mi ha sempre reso riluttante dallo scrivere su internet (in realtà un blog senza pretese, su cui una volta l'anno scrivo qualche howto legato a Linux, ce l'ho anche io).</p>
<p>Inoltre, fra milioni di bravissimi scrittori e gente addottorata, a chi può interessare quello che scrive una persona qualunque?</p>
<p>Ma questa cosa del fediverso mi affascina. È una ventata di aria fresca nell'internet, dopo anni di spadroneggiamento da parte delle grandi corporazioni. Un ritorno all'internet precedente al 2000. Quando c'era da sperimentare, quando gli utilizzatori o i fruitori, erano anche i creatori dei contenuti e spesso delle piattaforme, quando tutto era in fermento e in movimento, quando tutto vibrava, quando le cose comparivano e sparivano, quando l'anonimato e le identità multiple erano un valore e non delle cose da perseguire.</p>
<p>(*) Twitter in principio non lo capivo. Non capivo il senso. Successivamente fu l'unico che digerii perché permetteva in poche righe di venire a conoscenza di qualcosa da approfondire successivamente. Ovviamente seguendo solo determinati account. Ma anche lì, seguendo l'account di uno sviluppatore di software, alla fine mi devo sorbire anche le peripezie del suo gattino. Perché?</p>
<p>Quindi proviamo con questo blog nel fediverso, tenendo una specie di diario sulle mie peripezie nella marcia verso la <a href="//fediverse.blog/tag/Degooglizzazione" title="degooglizzazione" rel="noopener noreferrer">#degooglizzazione</a>
La piattaforma sembra interessante: niente distrazioni, pubblicità a sorpresa, <em>popup</em> che spuntano quando stai per chiudere la pagina, pesanti interfacce per editare il teso, tutto minimalista finalmente.
Vediamo quindi come andrà. Probabilmente mi stancherò di scrivere presto.</p>
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