Quel vangelo che non viene mai menzionato

Analisi esegetica, filologica e storica del Vangelo di Pietro da parte di Frater SRH

Pietro 34-39 versetti in italiano tratti dal vangelo apocrifo

[34] Di buon mattino, allo spuntare del sabato, da Gerusalemme e dai dintorni venne una folla per vedere la tomba sigillata. [35] Ma durante la notte nella quale spuntava il giorno del Signore, mentre i soldati montavano la guardia a turno, due a due, risuonò in cielo una gran voce, [36] videro aprirsi i cieli e scendere di lassù uomini, in un grande splendore, e avvicinarsi alla tomba. [37] La pietra che era stata appoggiata alla porta rotolò via da sé e si pose a lato, si aprì il sepolcro e vi entrarono i due giovani. [38] A questa vista quei soldati svegliarono il centurione e gli anziani, anch’essi, infatti, stavano di guardia; [39] e mentre spiegavano loro quanto avevano visto, scorgono ancora tre uomini uscire dal sepolcro: i due reggevano l’altro ed erano seguiti da una croce;


È assai particolare che questo vangelo sia considerato apocrifo dalla curia romana. Indubbiamente non ha una valenza di vangelo, come da nostra abitudine verso questa parola, visto che si concentra solo sulla passione, morte e uscita dal sepolcro del nazareno. La cosa sorprendete è che è l’unico vangelo che racconta in modo inequivocabile l’uscita dalla tomba del “figlio del falegname”, perché leggendo gli altri che trattano l’evento, proprio così espliciti non sono. Basta prenderli in parallelo per avere subito un’idea dei fatti trattati nei canonici:


Marco 15:42-16:8 versetti in italiano tratti dalla TILC:

[15]:42 Quel giorno, vigilia del sabato, era di preparazione alla festa, ed era già sera. 43 Venne Giuseppe, originario di Arimatèa: egli era un personaggio importante, faceva parte del tribunale ebraico: anche lui aspettava con fiducia il regno di Dio. Giuseppe si fece coraggio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44 Pilato si meravigliò che Gesù fosse già morto. Chiamò allora l’ufficiale e gli domandò se era morto davvero. 45 Dopo aver ascoltato l’ufficiale, diede il permesso di prendere il corpo di Gesù. 46 Allora Giuseppe comprò un lenzuolo, tolse Gesù dalla croce, lo avvolse nel lenzuolo e lo mise in una tomba scavata nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta della tomba. 47 Intanto due delle donne, Maria Maddalena e Maria madre di Ioses, stavano a guardare dove mettevano il corpo di Gesù.

[16]:1 Passato il sabato, Maria Maddalena, Maria, madre di Giacomo, e Salome comprarono olio e profumi per andare a ungere il corpo di Gesù. 2 La mattina presto del primo giorno della settimana, al levar del sole, andarono alla tomba. 3 Mentre andavano dicevano tra loro: ‘Chi ci farà rotolar via la pietra che è davanti alla porta?’. 4 Ma quando arrivarono, guardarono, e videro che la grossa pietra, molto pesante, era stata già spostata. 5 Allora entrarono nella tomba. Piene di spavento, videro, a destra, un giovane seduto, vestito di una veste bianca. 6 Ma il giovane disse: ‘Non spaventatevi. Voi cercate Gesù di Nàzaret, quello che è stato crocifisso. È risuscitato, non è qui. Ecco, questo è il posto dove lo avevano messo. 7 Ma andate e dite ai suoi discepoli e a Pietro, che Gesù vi aspetta in Galilea. Là, lo vedrete come vi aveva detto lui stesso’. 8 Le donne uscirono dalla tomba e scapparono via di corsa, tremanti di paura. E non dissero niente a nessuno perché avevano paura.



Lasciando per ora perdere il testo greco, concentriamoci solo sul testo italiano in cui è chiaro indubitabilmente che Gesù viene deposto nella tomba intorno al tramonto di venerdì (la parasceve) e, il giorno dopo il sabato, al mattino presto le donne trovano un tipo vestito di bianco a sostenere che il crocifisso è resuscitato (poi tratteremo questo versetto in greco). Non viene detto che la tomba è vuota del corpo di Gesù e non viene narrata l’uscita dal sepolcro del rabbino di Nazareth, come nel vangelo di Pietro considerato apocrifo. Qui siamo al punto uno, il vangelo di Marco è considerato il più vecchio tra quelli scritti, cioè quello più vicino agli eventi e si dimentica di trattare questi particolari importanti? Infin dei conti se deve rendere testimonianza del fondatore del cristianesimo, perché omettere due informazioni significative al fine di fornire al lettore che il betlemita è davvero risorto?
Probabilmente Marco non è stato attento nella descrizione degli eventi, ma fortunatamente abbiamo altre fonti, nel nuovo testamento, che ci potrebbero aiutare a fare luce sugli eventi accaduti quella notte. Leggendo i passi degli altri tre vangeli troviamo:


Matteo 27:57-28:10 versetti in italiano tratti dalla TILC:

[27]:57 Ormai era già sera, quando venne Giuseppe di Arimatèa. Era un uomo ricco, il quale era diventato pure lui discepolo di Gesù. 58 Egli andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. E Pilato ordinò di lasciarglielo prendere. 59 Allora Giuseppe prese il corpo, lo avvolse in un lenzuolo pulito 60 e lo mise nella sua tomba, quella che da poco si era fatto preparare per sé, scavata nella roccia. Poi fece rotolare una grossa pietra davanti alla porta della tomba e se ne andò. 61 Intanto due delle donne, Maria Maddalena e l’altra Maria, stavano lì sedute di fronte alla tomba. 62 Il giorno dopo era sabato. I capi dei sacerdoti e i farisei andarono insieme da Pilato 63 e gli dissero:- Eccellenza, ci siamo ricordati che quell’imbroglione, quand’era vivo, ha detto: ‘Tre giorni dopo che mi avranno ucciso, io risusciterò’. 64 Perciò ordina che le guardie sorveglino la tomba fino al terzo giorno, così i suoi discepoli non potranno venire a rubare il corpo e poi dire alla gente: ‘È risuscitato dai morti!’. Altrimenti quest’ultimo imbroglio sarebbe peggiore del primo. 65 Pilato rispose:- Va bene: prendete le guardie e fate sorvegliare la tomba come vi pare. 66 Essi andarono, assicurarono la chiusura della tomba sigillando la grossa pietra e poi lasciarono le guardie a custodirla.

[28]:1 Il giorno dopo, all’inizio del primo giorno della settimana, Maria Maddalena e l’altra Maria andarono ancora a vedere la tomba di Gesù. 2 Improvvisamente vi fu un terremoto, un angelo del Signore scese dal cielo, fece rotolare la grossa pietra e si sedette sopra. 3 Aveva un aspetto splendente come un lampo e una veste candida come la neve. 4 Le guardie ebbero tanta paura di lui che cominciarono a tremare e rimasero come morte.
5 L’angelo parlò e disse alle donne: ‘Non abbiate paura, voi. So che cercate Gesù, quello che hanno crocifisso. 6 Non è qui, perché è risuscitato proprio come aveva detto. Venite a vedere dov’era il suo corpo. 7 Ora andate, presto! Andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti e vi aspetta in Galilea. Là lo vedrete. Ecco, io vi ho avvisato’.
8 Le donne partirono subito, spaventate, ma piene di gioia e andarono di corsa a portare la notizia ai discepoli. 9 Ma all’improvviso Gesù venne loro incontro e disse: ‘Salve!’. Allora si avvicinarono a lui, abbracciarono i suoi piedi e lo adorarono. 10 Gesù disse: ‘Non abbiate paura. Andate a dire ai miei discepoli di recarsi in Galilea: là mi vedranno’.



Matteo, un po’ più prolisso di Marco, utilizza uno stratagemma fine: fa mostrare dal tipo presente nel sepolcro il luogo dove era il corpo di Gesù, ma anche questo evangelista evita di menzionare l’assenza del corpo, e soprattutto anche lui evita accuratamente di raccontare l’uscita del rabbino dalla tomba. Per ovviare a questo problema lo fa comparire subito dopo. Quindi anche Matteo non menziona direttamente l’atto del passaggio dalla morte alla nuova vita del “figlio del falegname”, ma cerca di farlo intuire attraverso stratagemmi linguistici.
A questo punto proviamo a fidarci di Luca, cercando di capire cosa racconta lui:


Luca 23:50-24:10 versetti in italiano tratti dalla TILC:

[23]:50-51 Vi era un certo Giuseppe originario di Arimatèa. Faceva parte anche del tribunale ebraico, ma non aveva approvato quel che gli altri consiglieri avevano deciso e fatto contro Gesù. Era uomo buono e giusto, e aspettava con fiducia il regno di Dio. 52 Giuseppe dunque andò da Pilato e gli chiese il corpo di Gesù. Lo depose dalla croce e lo avvolse in un lenzuolo. 53 Infine lo mise in un sepolcro scavato nella roccia, dove nessuno era stato ancora deposto.
54 Era la vigilia del giorno di festa, già stava per cominciare il sabato. 55 Le donne, che erano venute con Gesù fin dalla Galilea, avevano seguito Giuseppe. Videro la tomba e osservarono come veniva deposto il corpo di Gesù. 56 Poi se ne tornarono a casa per preparare aromi e unguenti. Il giorno festivo lo trascorsero nel riposo, come prescrive la legge ebraica.

[24]:1 Il primo giorno della settimana, di buon mattino le donne andarono al sepolcro di Gesù, portando gli aromi che avevano preparato per la sepoltura. 2 Videro che la pietra che chiudeva il sepolcro era stata spostata. 3 Entrarono nel sepolcro, ma non trovarono il corpo del Signore Gesù. 4 Le donne stavano ancora lì senza sapere che cosa fare, quando apparvero loro due uomini con vesti splendenti. 5 Impaurite, tennero la faccia abbassata verso terra. Ma quegli uomini dissero loro: ’Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 EgIi non si trova qui ma è risuscitato!
Ricordatevi che ve lo disse quando era ancora in Galilea. 7 Allora vi diceva: ‘È necessario che il Figlio dell’uomo sia consegnato nelle mani di persone malvagie e queste lo crocifiggeranno. Ma il terzo giorno risusciterà’’.
8 Allora le donne si ricordarono che Gesù aveva detto quelle parole. 9 Lasciarono il sepolcro e andarono a raccontare agli undici discepoli e a tutti gli altri quello che avevano visto e udito. 10 Erano Maria, nativa di Màgdala, Giovanna e Maria, madre di Giacomo. Anche le altre donne che erano con loro riferirono agli apostoli le stesse cose.



Luca è molto più in line al vangelo di Pietro: menziona esplicitamente l’assenza del corpo nella tomba e, finora, è l’unico che parla di due tipi presenti nel luogo. Quindi, come visto in altri articoli in questo blog, Luca si conferma, tra gli epigrafi sinottici, avere una trattazione degli eventi meno filtrata, ma anche lui non menziona l’uscita dalla tomba del nazareno.
Luca si spinge maggiormente nella direzione del vangelo apocrifo di Pietro, ma anche lui non racconta come Gesù sia passato dallo stare sdraiato allo stare in piedi.
Qualche appunto prima di proseguire: rileggete attentamente i tre momenti in cui si menziona che Gesù è risorto, perché mai e poi mai viene detto che è risorto (risuscitato) dalla morte. Vediamo cosa dicono i tre messaggeri (angeli):

  • Messaggero di Marco: 'Non spaventatevi. Voi cercate Gesù di Nàzaret, quello che è stato crocifisso. È risuscitato, non è qui.
  • Messaggero di Matteo: 'Non abbiate paura, voi. So che cercate Gesù, quello che hanno crocifisso. 6 Non è qui, perché è risuscitato proprio come aveva detto. Venite a vedere dov'era il suo corpo.
  • Messaggero di Luca: 'Perché cercate tra i morti colui che è vivo? 6 EgIi non si trova qui ma è risuscitato! Ricordatevi che ve lo disse quando era ancora in Galilea
I tre messaggeri non dicono che è risorto dalla morte, o che Gesù fosse morto! I primi due dicono che era stato crocifisso, il terzo fa una domanda retorica, ma nessuno dei tre dice che il rabbino era morto. Quindi i tre messaggeri, chiamiamoli pure angeli come nel testo, persone che avrebbero dovuto sapere come sono andati i fatti, non affermano mai che il nazareno è morto. Notate che anche negli unici due passi, riportati nei versetti sopra, in cui si accosta Gesù alla morte, e che qui si ripropongono:
  • Marco [15:43b - 45]: Giuseppe si fece coraggio, andò da Pilato e chiese il corpo di Gesù. 44 Pilato si meravigliò che Gesù fosse già morto. Chiamò allora l'ufficiale e gli domandò se era morto davvero. 45 Dopo aver ascoltato l'ufficiale, diede il permesso di prendere il corpo di Gesù.
  • Matteo [28:7b]: È risuscitato dai morti e vi aspetta in Galilea, [...]
Non si menziona mai la morte direttamente indirizzata al rabbino. Infatti anche la frase di Matteo, non significa che il protagonista era morto, ma solo che non si trova tra quelli in quello stato! Prestate, tuttavia, molta attenzione alla finezza letteraria di Marco! Giuseppe chiede il corpo di Gesù, senza specificare che fosse morto. È in Pilato che sorge meraviglia dell'avvenuta morte di Gesù e chiede conferma, ma non riceve una risposta affermativa. Il passo dice solo che parla con il proprio ufficiale e poi acconsente che il corpo sia preso da Giuseppe. L'evangelista effettua davvero voli pindarici per evitare l'accostare la parola morte al "figlio del falegname", usa solo stratagemmi letterari indiretti al fine di creare associazioni di idee. In altri termini cerca in tutti i modi di girargli attorno, senza dover affermare apertamente che il belemnita è morto. Perché? Un altro appunto molto curioso è lo specificare con estrema chiarezza che gli eventi avvenuti durante la visita al sepolcro si siano svolti il giorno dopo il sabato. Curioso perché la storia in esame narra della morte(?) del loro maestro, dopo che questi aveva insegnato a superare alcune sfumature della legge, e gli apostoli, con le donne, si mettono a rispettare rigorosamente la legge, guardacaso, del sabato. Eccovi i passi :
  • Marco: [16:1] Passato il sabato [...]
  • Matteo: [28:1] Dopo il sabato, all'alba del primo giorno della settimana [...]
  • Luca (il più esplicito come al solito): [23:56] Il giorno festivo lo trascorsero nel riposo, come prescrive la legge ebraica. [24:1] Il primo giorno della settimana [...]
È decisamente sorprendente questa cosa poiché potrebbe svelare un fattore importante. Infatti, come mai Gesù è stato crocifisso proprio di venerdì e non in altro giorno della settimana, per esempio il primo dopo il sabato, visto che potevano metterlo in carcere e lasciarlo lì fino al giorno dopo il sabato: la domenica (per noi)? Ricordiamo, per chi non lo sapesse, che per il mondo israelitico la settimana va da domenica a sabato, dove il sabato è la festività e la domenica è il primo giorno della settimana. Tale dubbio potrebbe essere esteso anche alla folla incitata a voler vedere crocifisso il rabbino subito, anche se consapevole che si trattava del giorno prima del sabato: chi l'ha incitata davvero? Ma questo è un'altra storia che tratteremo più avanti. La risposta alla domanda del perché proprio il venerdì potrebbe essere nascosto nelle parole di Luca, che abbiamo visto in altri articoli, molto più esplicito per via del pubblico a cui si rivolge: "il giorno festivo lo trascorsero nel riposo, come prescrive la legge ebraica"; cioè alibi! In altre parole si sono mascherati dietro la legge per evitare di essere incolpati di ciò che probabilmente era successo nella sera tra il venerdì e il sabato, così come descritto da Pietro nel suo vangelo. Quindi nulla di teologico o giustificativo dei famosi 8 giorni, cioè la totalità, come qualche teologo sostiene! Ma è stato propedeutico a cercare di scagionare gli apostoli dall'accusa di essere stati loro a compiere qualcosa! Infatti il sabato la legge mosaica prevede l'astensione perfino dal camminare. Con questa premessa, tutti e tre gli evangelisti si sono tolti dal problema di doversi giustificare. Il sabato i discepoli non c'erano e quindi non potevano essere stati loro a fare ciò che si racconterà nei versetti successivi.
Tali appunti sono fondamentale per comprendere il proseguo del discorso, quando ci addentreremo nel significato greco dei rispettivi testi.
Insomma, finora tre vangeli trattati e nessuno che menzioni, anche solo accennando qualche informazione, l’uscita dal sepolcro del protagonista e solo uno che esplicitamente dice che il corpo non è presente. Da un punto di vista storico, un po’ pochino, non trovate? Vediamo quindi il quarto e ultimo vangelo a nostra disposizione, Giovanni.


Giovanni 19:32-20:17 versetti in italiano tratti dalla TILC:

[19]:32 I soldati andarono a spezzare le gambe ai due che erano stati crocifissi insieme a Gesù. 33 Poi si avvicinarono a Gesù e videro che era già morto. Allora non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli trafisse il fianco con la lancia. Subito dalla ferita usci sangue con acqua.
35 Colui che ha visto ne è testimone, e la sua testimonianza è vera. Egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36 Così si avverò la parola della Bibbia che dice: Le sue ossa non saranno spezzate, e: 37 Guarderanno colui che hanno trafitto.
38 Giuseppe d'Arimatèa era stato discepolo di Gesù, ma di nascosto, per paura delle autorità. Egli chiese a Pilato il permesso di prendere il corpo di Gesù. Pilato diede il permesso. Allora Giuseppe andò a prendere il corpo di Gesù.
39 Arrivò anche Nicodèmo, quello che prima era andato a trovare Gesù di notte; portava con sé un'anfora pesantissima, piena di profumo: mirra con aloe. 40 Presero dunque il corpo di Gesù e lo avvolsero nelle bende con i profumi, come fanno gli Ebrei quando seppelliscono i morti.
41 Nel luogo dove avevano crocifisso Gesù c'era un giardino, e nel giardino c'era una tomba nuova dove nessuno era mai stato sepolto. 42 Siccome era la vigilia della festa ebraica, misero lì il corpo di Gesù, perché la tomba era vicina.

[20]:1 Il primo giorno della settimana, la mattina presto, Maria di Màgdala va verso la tomba, mentre è ancora buio, e vede che la pietra è stata tolta dall'ingresso. 2 Allora corre da Simon Pietro e dall'altro discepolo, il prediletto di Gesù, e dice: 'Hanno portato via il Signore dalla tomba e non sappiamo dove l'hanno messo!'.
3 Allora Pietro e l'altro discepolo uscirono e andarono verso la tomba. 4 Andavano tutti e due di corsa, ma l'altro discepolo corse più in fretta di Pietro e arrivò alla tomba per primo. 5 Si chinò a guardare le bende che erano in terra, ma non entrò. 6 Pietro lo seguiva. Arrivò anche lui e entrò nella tomba: guardò le bende in terra 7 e il lenzuolo che prima copriva la testa. Questo non era in terra con le bende, ma stava da una parte, piegato. 8 Poi entrò anche l'altro discepolo che era arrivato per primo alla tomba, vide e credette. 9 Non avevano ancora capito quello che dice la Bibbia, cioè che Gesù doveva risorgere dai morti. 10 Allora Pietro e l'altro discepolo tornarono a casa.
11 Maria era rimasta a piangere vicino alla tomba. 12 A un tratto, chinandosi verso il sepolcro, vide due angeli vestiti di bianco. Stavano seduti dove prima c'era il corpo di Gesù, uno dalla parte della testa e uno dalla parte dei piedi. 13 Gli angeli le dissero: - Donna, perché piangi?
Maria rispose:- Hanno portato via il mio Signore e non so dove lo hanno messo.
14 Mentre parlava si voltò e vide Gesù in piedi, ma non sapeva che era lui. 15 Gesù le disse:- Perché piangi? Chi cerchi? Maria pensò che fosse il giardiniere e gli disse:- Signore, se tu l'hai portato via dimmi dove l'hai messo, e io andrò a prenderlo.
16 Gesù le disse:- Maria! Lei subito si voltò e gli disse: - Rabbunì! (che in ebraico vuoi dire: Maestro!).
17 Gesù le disse:- Lasciami, perché io non sono ancora tornato al Padre. Va' e di' ai miei fratelli che io torno al Padre mio e vostro, al Dio mio e vostro.
18 Allora Maria di Màgdala andò dai discepoli e disse: 'Ho visto il Signore!'. Poi riferì tutto quel che Gesù le aveva detto.



Giovanni, che è il più tardivo dei quattro vangeli, fa una summa tra Matteo e Luca, ma in realtà neanche lui menziona l’uscita dal sepolcro di Gesù e neanche lui dice esplicitamente che il corpo è assente. Anzi, lui addirittura non mette in bocca ai presunti messaggeri (per il vero significato del vocabolo angelo leggere l’articolo piena di grazia o farsi graziosa, presente in questo blog) il racconto della “resurrezione”, ma lo fa intendere nella trattazione indiretta degli eventi, accennando genericamente alle scritture. Leggete bene! Maria di Màgdala vede che la pietra è rotolata via, ma non entra nel sepolcro e, quindi, qui sostenere che il corpo non è più presente è una supposizione. Il fatto che i due discepoli trovino a terra o ripiegati le bende e il sudario, non è prova dell’assenza del corpo. Anche il passaggio in cui si dice che i due angeli siedono dove prima era il corpo del rabbino, non è una prova certa di assenza, potrebbe essere solo stato spostato da un’altra parte nella tomba. L’affermazione tipo Luca: non trovarono il corpo di Gesù, non è presente qui! È tutto deducibile, ma mai esplicitamente detto. Quindi anche Giovanni, che fa un mix del racconto di due evangelisti in quanto menziona due messaggeri (come Luca) e pone il nazareno fuori dalla tomba a parlare con un personaggio dei suoi (come Matteo), evita di precisare esplicitamente l’assenza del corpo e, soprattutto anche lui, evita di trattare l’uscita del rabbino da quella tomba.
Tuttavia c'è un dettaglio che potrebbe cambiare la valenza di questo ultimo vangelo. La traduzione del versetto Giovanni 20:1 (TILC): Il primo giorno della settimana, la mattina presto, Maria di Màgdala" non è esatta. Infatti in greco abbiamo:

Giovanni 20:1 (Nestle-Aland 28° edizione) > Τῇ δὲ μιᾷ τῶν σαββάτων Μαρία ἡ Μαγδαληνὴ
Giovanni 21:1 (traduzione interlineare) > L'ora prima del sabato Maria di Magdala

Cioè, il vangelo di Giovanni dice che il tutto inizia il sabato presto, esattamente come afferma Pietro nel suo vangelo.
Questo è l'ennesimo esempio di come le traduzioni vengano mistificate per far tornare i conti! In questo passo è palese che tradurre il versetto nella maniera dell'interlineare , porterebbe chiunque a chiedersi se Giovani stia raccontando un'altra storia, oppure gli altri si sia inventati le cose. Per evitare questi leciti dubbi, la chiesa cristiana da oltre 1700 traduce questo versetto interpretandolo come il primo giorno della settimana, cioè quello successivo al sabato, di fatto "quadrando il cerchio", cosa che altrimenti sarebbe stata dura. Quindi quando vi approcciate ai testi ricordatevi che oltre a non avere gli originali, oltre ad aver subito ogni possibile censura, modifica, aggiunta e eliminazione, il testo greco è anche liberamente tradotto per aiutare il lettore in una direzione. Fatta questa ulteriore parentesi filologica/esegetica, torniamo al testo di Giovanni. Quindi le cose non sono proprio andate come hanno cercato di raccontarle gli altri tre. Il punto è che, come visto sopra, neanche quest'ultimo agiografo canonico si spinge oltre ad alcuni dettagli che possono richiamare lo scritto petrino. Rimane comunque quello che più ci si allinea, infatti:
  • menziona il sabato come giorno della visita;
  • non mette in bocca a nessuno personaggio che Gesù è resuscitato, ma fa solo un passaggio indiretto alla comprensione delle scritture, quasi a voler lui spiegare cosa volevano davvero significare veramente le parola "alzarsi dalla morte";
  • posiziona due personaggi insieme a Gesù, esattamente come Pietro che descrive due giovani entrare nel sepolcro e tre uscirne;
Ma perché tutto ciò? Perché di quattro evangelisti, solo uno menziona esplicitamente l’assenza del corpo e nessuno racconta della resurrezione? Insomma, stiamo parlando del centro nevralgico dell’intero apparato di fede basato sul rabbino di Nazareth e nessuno, dei testi canonici che lo menziona, racconta cosa è successo quella notte. Qualcuno potrebbe dire che è corretto, visto che nessuno era presente, eppure gli evangelisti sono riusciti a raccontare perfettamente anche quanto successo nei famosi 40 giorni nel deserto del rabbino, in cui teoricamente non c’era nessuno. Così come sono riusciti a raccontare della nascita dello stesso, anche lì teoricamente assenti. È veramente sorprendente questo, non trovate? Gli scrittori narranti la vita di Gesù, hanno trattato esperienze dello stesso in cui non erano presenti e non hanno tratto il momento topico di tutta la sua storia, perché?
Molto probabilmente la risposta arriva dalla vera traduzione dal greco delle parti dei versetti più importanti di quella notte. In particolare:
  • Marco 16:6b versetto in greco tratto dalla Nestle-Aland 28° edizione:
    16:6b ἠγέρθη, οὐκ ἔστιν ὧδε
  • Matteo 28:6a versetto in greco tratto dalla Nestle-Aland 28° edizione:
    28:6a οὐκ ἔστιν ὧδε, ἠγέρθη γὰρ καθὼς εἶπεν
  • Luca 24:6a versetto in greco tratto dalla Nestle-Aland 28° edizione:
    24:6a οὐκ ἔστιν ὧδε, ἀλλ᾿ ἠγέρθη
  • Giovanni 20:9 versetto in greco tratto dalla Nestle-Aland 28° edizione:
    20:9 οὐδέπω γὰρ ᾔδεισαν τὴν γραφὴν ὅτι δεῖ αὐτὸν ἐκ νεκρῶν ἀναστῆναι.
Questi sono i quattro passi in cui si usa il verbo tradotto con resuscitare. Come è possibile notare dalle frasi ripotate, ben tre hanno lo stesso identico lemma ἠγέρθη (ēgerthē), tradotto con risorto, risuscitato in modo attivo. Il punto è che si tratta della concordanza 1453 del nuovo testamento, ἐγείρω (egeiró): alzarsi, svegliarsi dal sonno. In particolare, nella LXX, il vecchio testamento in greco, tale verbo traduce i lemmi הֵעִיר and הֵקִים (suscitare, far alzare, sollevare). Il nostro lezionario di greco dice:


Thayer's Greek Lexicon
STRONGS NT 1453: ἐγείρω
1. as in Greek writings from Homer down, to arouse from sleep, to awake: Acts 12:7; (Mark 4:38 T Tr WH); passive to be awaked, wake up, (A. V. arise, often including thus the subsequent action (cf. 3 below))
2. to arouse from the sleep of death, to recall the dead to life
3. in later usage generally to cause to rise, raise, from a seat, bed, etc.; passive and middle to rise, arise;
4. To raise up, produce, cause to appear;



La prima traduzione è per svegliare dal sonno, cioè essere svegliati! Ecco il grande punto di tutto questa storia. In primo luogo, non si tratta di un passaggio dalla morte alla vita, ma di una modifica di uno stato fisico: da riposo profondo a veglia. Quindi qui trovano anche risposta i perché i tre evangelisti fanno tuti quei giri di parole, tirano in ballo il sabato e non mettono mai in bocca agli angeli che Gesù è morto. Per chi credesse che comunque non possa essere stato addromentato in quanto non ci sono altri passi che attestino una cosa del genere, si ricorda che questa situazione è pienamente rappresentata in Genesi 2:21, quando YHWH Elohim procurò un (תַּרְדֵּמָ֛ה) sonno profondo, un sonno molto simile alla morte, a Adam per trarre Eva. Quindi l’idea di un sonno che sembra morte è già presente nel vecchio testamento, e il verbo greco utilizzato dai tre agiografi sembra voler richiamare a quella precisa situazione. Poi c’è il secondo punto, sviscerato il significato più primitivo del verbo utilizzato da Marco, Matteo e Luca: chi compie l’azione? Il lemma ἠγέρθη (ēgerthē) è sempre tradotto in modo attivo, cioè nel modo in cui chi fa l’azione è Gesù. Eppure, il tempo di ἠγέρθη(ēgerthē) è un aoristo indicativo passivo, cioè l’azione è stata subita dal soggetto, tant’è che le nuove traduzioni, delle bibbie internazionali, rendono i passi sopra così:
  • Marco 16:6 versetto in inglese tratto dalla ISV (International Standard Version):
    But he told them, "Stop being astonished! You are looking for Jesus of Nazareth, who was crucified. He has been raised. He is not here. Look at the place where they laid him.
  • Matteo 26:6 versetto in inglese tratto dalla ISV (International Standard Version):
    He is not here. He has been raised, just as he said. Come and see the place where he was lying.
  • Luca 24:6 versetto in inglese tratto dalla ISV (International Standard Version):
    He is not here, but has been raised. Remember what he told you while he was still in Galilee:
La traduzione di has been raised è “è stato resuscitato”. Quindi non si è alzato, svegliato da solo, ma è stato aiutato! Ecco perché gli agiografi hanno omesso di raccontare completamente l’evento, perché siccome il rimettersi in piedi è stato fatto con l'aiuto da parte di altri, avrebbero potuto essere accusati di ignominia, di menzogna e quindi dare credito ai sospetti dei vecchi e degli scribi. Evitando di raccontare palesemente gli eventi, ma solo accennandoli e usando un tempo verbale ad hoc, hanno trasmesso tutto quello che potevano per evitare la denuncia di truffatori. Da qui la necessità di usare il sabato in modo apologetico, come alibi certo e inconfutabile. Una mossa letteraria decisamente astuta, poiché ha permesso di eludere le critiche della mente cosciente e trasmettere alle comunità un messaggio sottostante molto importante: qui non è morto nessuno. Oppure a noi non è arrivato il racconto completo, censurato dagli scribi delle prime comunità cristiane, che non si potevano permettere che la storia vera venisse usata contro di loro, ma non conoscendo completamente il greco, hanno tralasciato il particolare del verbo (cosa plausibile visto che San Girolamo, con la sua Vulgata, aveva provveduto a mistificare alcuni significati più profondi dei lemmi greci, attraverso la sua traduzione “di parte” in latino). Per i detrattori dei rimaneggiamenti del testo evangelico, ricordiamo che le fonti utilizzate come attendibili, per comporre il nuovo testamento, sono del 300 D. c. in avanti, inoltre non si hanno gli originali, quindi può essere stato manomesso tutto e il contrario di tutto.
Fatta questa parentesi, ritornando al testo greco, dopo aver approfondito il lemma ἠγέρθη (ēgerthē), la storia dei tre epigrafi sinottici sembra ora coincidere maggiormente con quella di Pietro. Gesù profondamente addormentato è stato aiutato a svegliarsi e a uscire dal sepolcro. Il motivo del perché non menzionare direttamente l’assenza del corpo (tranne Luca), e/o evitare di trattare l’evento dell'uscita esplicitamente, è stato spiegato sopra: o si aveva paura di essere accusati di blasfemia, oppure è stato censurato. Personalmente, permettendosi un proprio punto di vista, è molto probabile la prima. Gli evangelisti sinottici scrivono per comunità specifiche, come visto negli articoli riguardanti le beatitudini. Marco e Matteo si rivolgono a comunità giudaiche, per cui stanno attenti a raccontare gli eventi senza urtare troppo la sensibilità dei propri interlocutori, i quali non erano immediatamente favorevoli al betlemita. Per questo cercare di raccontare il meno possibile, solo quanto necessario per far supporre e sopratutto difendersi da possibili accuse di essere stati loro stessi apostoli a fare il tutto. Luca, a differenza degli altri due, scrive per i così detti gentili, i pagani, meno avvezzi alla tradizione giudaica, per cui è più libero di addentrarsi nei fatti, per esempio specificando l'assenza del corpo. Tuttavia anche lui soffre del dubbio di essere accusato dello stesso capo di imputazione degli altri due: la critica della messa in scena. Ecco così che anche Luca specifica, più degli altri, che il sabato è il giorno di riposto previsto della legge. Infondo tutti è tre hanno paura di raccontare gli eventi, e quindi scelgono la strada della narrazione per associazione di idee, mettendosi così al riparo da eventuali critiche formali, ma lasciando tuttavia ampio spazio all'immaginazione. Insomma degli ottimi pubblicitari! Da qui deriva il motivo del perché il vangelo di Pietro, più o meno coetaneo al vangelo di Giovanni, dove invece la storia è palesata in modo inequivocabile, è stato considerato da subito apocrifo. Qualora invece fosse più attendibile il discorso della contraffazione dei tre sinottici canonici, qualcuno potrebbe pensare: perché contraffare solo questi tre (ed eventualmente anche Giovanni), mentre lasciare inalterato (o quasi) lo scritto dell’apostolo più importante? La risposta è nella data di ritrovamento del vangelo petrino: 1887. In altre parole, di tale vangelo si conosceva l’esistenza, ma non si avevano scritti. Si conosceva della sua presenza grazie ai rimandi dei padri della chiesa, che lo menzionavano nei loro libri come poco attendibile (e chissà come mai…), ma nessuno lo aveva avuto o letto, quindi neanche i monaci amanuensi medioevali. Questo ha garantito che superasse indenne il vaglio dei copisti medioevali, arrivando a noi con la storia, in esso contenuta, meno modificata. Sta comunque di fatto che i tre agiografi sinottici, a prescindere che i loro testi siano stati modificati, o stati scritti per superare la critica dell'epoca, con l’utilizzo di quel specifico verbo hanno voluto trasmettere come erano andati i fatti: Gesù è stato aiutato dal passare da uno stato orizzontale a uno verticale senza passare dalla morte.
Finora, tuttavia, abbiamo analizzato solo i passi dei vangeli che la tradizione considera sinottici. Manca Giovanni da capire, il quale utilizza ἀναστῆναι (anastēnai), dal verbo ἀνίστημι (anistémi) che significa per far sorgere, alzare, con una valenza più fisica. Anche questo verbo traduce nella LXX il termine ebraico הֵקִים (far alzare). Perché questo agiografo tardivo non utilizza lo stesso verbo degli altri tre? La risposta a questa domanda è davvero complessa, in quanto il quarto vangelo è il più tradivo, quindi quello che potrebbe aver incorporato meglio le varie obiezioni mosse agli altri tre, evitatndo di utilizzare un verbo che indubbiamente apre a numeosi interogativi. Tuttavia abbiamo visto che è anche l'unico a collocare gli eventi in un tempo diverso dai suoi colleghi. Questo potrebbe davvero aprire a scenari di un racconto differente. Sta di fatto che attenendoci al puro testo si evince che Giovanni non abbia voluto usare ἠγέρθη (ēgerthē), ciò potrebbe risiedere negli interlocutori a cui si rivolge proprio questo evangelista, cioè il mondo ellenico. Di fatti l'agiografo evita di mettere in bocca ai messaggeri presenti frasi compromettenti che invece gli altri tre avangelisti fanno dire. Rileggete bene! L'unico accenno all'atto di alzarsi dai morti è fatto come rimando alla comprensione delle scritture. Formalmente con questo appunto Giovanni fa passare per ignoranti i due apostoli, ma evita di doverlo mettere in bocca a personaggi in maniera diretta, come fatto dagli altri tre, togliendosi così il problema di dover raccontare forse un pezzo di trama difficile da giusitificare. In altri termini ha voluto dire: siccome quie due non hanno mai cpito cosa doveva succedere, sono lì come dei stocafissi a guardare quello che avreabbero dovuto capire prima! Modo molto elegante per togliere le castagne dal fuoco trovando l'alibi dell'incapacità comprensiva, quindi di scagionare i due possibili mandanti attraverso la giustificazione dell'interdizione agli eventi. Ecco perché questo vangelo si può permettere di collocare gli eventi al sabato mattina (cosa molto più plausibile invece che far passare un giorno a scopo difensivo). Pensateci un attimo: gli altri tre fanno dire agli angeli che è stato resuscitato, ma da un punto di vista accusatorio, non è sufficiente per dimostrare che non siano stati gli apostoli, anzi nell'usare quel verbo lo fomentano. Da qui la necessita degli altri tre di dover colocare gli eventi il giorno dopo il riposo sabbatico, così da avere la prova della non proattività negli eventi. Giovanni facendo "cadere dal pero" i due discepoli giunti alla tomba, tramsette l'idea che siccome gli apostoli erano "ignoranti", non avrebbero mai potuto escogitare l'evento. Così lo stratagemma al rimando dell'incapacità comprensive delle scritture diventa il nuovo alibi: non capendole, non potevano essere loro ad avere escogitato e compiuto il risveglio. Da questa analisi emerge che forse quest'ultimo vangelo è anche quello che rispecchia meglio lo scritto apocrifo di inizio articolo. La sensazione è che Giovanni conoscesse bene sia il vangelo apocrifo di Pietro, sia gli altri tre e abbia così voluto raccontare la vicenda dipingendo i contorni nel modo più veritiero ma ampio possibile, così da non essere tacciato di narrare menzogne e nel contempo cercando di evitare di offrire, ai possibili detrattori dell'evento cardine dei tutti i racconti su Gesù, appigli dialettici a cui attaccarsi. Qualcuno potrebbe domandarsi perché Giovanni non colloca gli eventi alla domenica. La risposta è sostanzialmente per due motivi:
  • è più semplice dimostrare che gli apostoli non centrano nulla, essendo avvenuto tutto in una notte è più complesso dire che i dodici abbiamo potuto fare qualcosa;
  • nel suo vangelo non si sostiene mai che Gesù si alzerà nella tomba dopo tre giorni, mentre negli altri si, per cui Matteo, Luca e Marco hanno anche il problema di dover far tornare i conti. Il punto, qui, è che poi nel credo di Nicea è stata inserita la famosa frase "il terzo giorno resuscitò dai morti", per cui Giovanni divenne un problema... un serio problema... ecco allora la traduzione manipolata per far tornare i conti anche in questo vangelo.
Purtroppo, noi non eravamo presenti in quegli anni, per cui dire come siano andate le cose è davvero dura e chi sostiene di avere la verità, sta facendo un grande atto di supponenza. Sta di fatto che rileggendo i versetti dei tre sinottici (tutti e tre con il numero 6 – osservateli nuovamente) il dubbio che il vangelo di Pietro così apocrifo non sia, viene. Anche Giovanni sembra avvallare questa tesi, considerando la sua datazione tardiva e con il suo modo molto furbo e dialettico di instillare idee. Chi sostiene che essendo il vangelo di Pietro scritto molto dopo gli eventi del rabbino di Nazareth, quindi redatto ad hoc per smentire la resurrezione così come la intendiamo noi oggi, si potrebbe obbiettare che anche lo stesso Giovanni, coetaneo del vangelo petrino, potrebbe essere stato scritto per avvallare altre tesi (anche se ora diventa difficile sostenere che i due siano lontani, dopo quanto analizzato). Inoltre, si è abbondantemente dimostrato sopra che gli stessi sinottici, antecedenti agli scritti di Giovanni e Pietro, comunque rimandano a ciò che Pietro racconta attraverso l'uso del verbo "è stato alzato". Ovviamente c'è chi si starà strappandosi tutto, non solo le vesti, leggendo questo articolo. Comincerà a obiettare che i vangeli raccontano in più riprese la morte di Gesù sulla croce. Per questi detrattori, la prossima parte dell'articolo analizzerà proprio quei momenti.